Nessuno mi fermerà:
illusione sono le gioie e i dolori.
Senza casa sempre camminerò;
la zavorra che mi trae in basso
cadrà dispersa per terra.
Sono un camminatore.
Per la strada canto a piena voce,
a cuore aperto,
libero dalle catene dei desideri;
attraverso il bene e il male
camminerò tra gli uomini.
Sono un camminatore.
Svanirà ogni fatica.
Un canto sconosciuto
dal cielo lontano mi chiama;
una soave voce di flauto
mattina e sera incanta l'anima.
Sono un camminatore.
Un mattino sono uscito,
a notte ancora,
ancor prima del canto degli uccelli.
Sopra l'oscurità, immobile
vegliava una pupilla.
Sono un camminatore.
Una sera arriverò
dove brillano nuove stelle,
dove olezza un nuovo profumo;
dove due occhi sempre
mi guardano dolcemente
Rabindranath Tagore (scrittore, poeta, drammaturgo e filosofo indiano, 1861-1941)
E' una bella poesia della quale vorrei conoscere il titolo, la raccolta e l'eventuale metafora. Infine se il testo originale termina con i due versi: "dove due occhi/mi guardano dolcemente". La bellezza dei versi mi ha fatto desiderare che la poesia continuasse ancora.
RispondiEliminaLa poesia è di Rabindranath Tagore, scrittore, poeta, drammaturgo e filosofo indiano (1861-1941). Di lui non conosco se non ciò che anch'io ho trovato sulla rete (vedi http://it.wikipedia.org/wiki/Rabindranath_Tagore).
EliminaHo invece trovato citate molte delle sue poesie (io però le definirei preghiere) in molte pubblicazioni di carattere religioso, anche in commenti alle letture bibliche. Penso sia uno straordinario interprete dello spirito umano che cerca Dio, e che per questa meta così importante investe tutto se stesso, senza zavorre. Il testo che io ho trovato termina proprio così: dove due occhi sempre/mi guardano dolcemente.