"L'icona materna e sponsale della Chiesa è abituale, nella retorica ecclesiastica. Il suo consumo sentimentale è al limite dell'innocuo, se non del patetico. Immaginiamo di dover declinare l'icona, come dice il Papa, con la potenza d'iniziativa e d'inventiva delle donne.
Mettiamo che le donne si ripropongano, da adesso, di incalzare gli uomini - a cominciare dagli ecclesiastici - a battersi per la generazione che arriva, orfana di senso, predestinata alla selezione competitiva e al narcisismo mortifero.
Mettiamo che le donne si battano, nel pensiero e nell'azione, per la potenza generativa e la passione fraterna delle nuove creature, invece che per la prepotenza autoriferita e protetta.
Mettiamo che alle donne sia integralmente restituita, da domani, autorevolezza e dignità di parola, nell'interpretazione dei segni dei tempi e della volontà di Dio. La stessa che Gesù riconobbe a Maria, quando la Madre gli impose elegantemente un miracolo, al di fuori del tempo stabilito e oltre le regole previste, per evitare alle due giovani creature di Cana la mortificazione della loro festa più bella.
Insomma, mettiamo che proprio alle donne - nella Chiesa stessa - sia chiesto di riaprire la strada per una nuova sapienza della compassione per le creature, per un'intelligenza non predatoria delle risorse, per una sensibilità non strumentale dell'habitat.
E per il dialogo e l'alleanza dei popoli sui fondamentali dell'umano comune: che solo le donne conoscono a fondo.
E mettiamo pure che i maschi siano capaci di fare un passo indietro, anche nella Chiesa, per restituire alla polifonia delle voci il suo equilibrio.
Affinché la nuova evangelizzazione insegni persuasivamente la generazione del Figlio, e non solo l'avvento del regno di Dio.
Non pensi che ripartirebbe anche la storia, insieme con la felicità dell'annuncio?"
A ME, QUESTO PUNTO DI VISTA, SEMBRA ABBIA UN TONO MOLTO MERICIANO!
Angela merici, Regola, Capo XI Del governo