La situazione attuale dell'economia e della finanza sta seminando insicurezza nelle persone, nelle famiglie, negli stati; non possiamo ignorare questo fatto che avrà ripercussioni di non poco conto sulla vita sociale e politica. Noi non abbiamo ricette preconfezionate; possiamo però condividere alcuni pensieri che ci possono aiutare a maturare atteggiamenti positivi anche di fronte all'incertezza.
E' con questo spirito che propongo questo video che mi è stato segnalato e che ho trovato bello e utile.
Sarete sollecite e vigilanti per conoscere...i loro bisogni spirituali e temporali
Per noi viandanti eternamente alla ricerca della Via più solitaria, non inizia il giorno dove un altro giorno finisce, e nessuna aurora ci trova dove ci ha lasciato il tramonto.
Anche quando dorme la terra, noi procediamo nel viaggio. Siamo i semi della Tenace Pianta, ed è nella nostra maturità e pienezza di cuore che veniamo consegnati al vento e dispersi.
KAHLIL GIBRAN
senza dubbio Gesù Cristo sarà in mezzo a voi, e vi illuminerà, e vi istruirà come vero e buon maestro su ciò che dovete fare.
Quella eterna fonte sta nascosta, ma so ben dove sgorga anche se è notte.
La sua origine non so, poiché non l’ha, ma so che ogni origine da lei viene, anche se è notte.
So che non può esserci cosa tanto bella e che in cielo e terra bevono di quella, anche se è notte.
Ben so che in lei il suolo non si trova e che nessuno la può attraversare, anche se è notte.
Quella eterna fonte sta nascosta in questo vivo pane per darci vita, anche se è notte.
Qui si sta, chiamando le creature, perché di quest’acqua si sazino, in forma oscura, anche se è notte.
Questa viva fonte che io desidero in questo pane di vita la vedo, anche se è notte. (san Giovanni della Croce)
Il 14 dicembre celebriamo il ricordo di san Giovanni della Croce, il mistico dottore che canta la "felice ventura" di camminare nella notte oscura, "senza altra guida o luce fuor di quella che in cuor mi riluce".
Maddalena Girelli ricorda più volte questo santo nelle sue Memorie spirituali; cogliamo uno di questi in un breve accenno il 10 ottobre 1865
Mi ha infuso una nuova forza nelle tribulazioni di questo dì, il vedere una bellissima immagine di S.Giovanni della Croce, in atto di dire al
Signore: "Patire ed essere disprezzato!".
Mi parve che il mio Gesù me lo
presentasse come un perfetto modello da seguire: ed oh! quanto sono lontana da
quelle squisite tribulazioni che soffrirono i Santi!
Ma colla grazia divina
spero di seguire i loro esempi, e di arrivare con essi in Paradiso!
e tutto facciano con pazienza e carità Angela Merici, Testamento, quarto Legato
La solennità odierna dell'Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, ha un significato particolare per la Compagnia che è rinata ad opera delle Venerabili sorelle Maddalena ed Elisabetta Girelli e dichiarata canonicamente approvata dal Vescovo Girolamo Verzeri il 13 giugno 1866, coll'osservanza pura della Regola della Santa Fondatrice Angela Merici e "sotto il titolo e il patrocinio di Maria Santissima Immacolata".
Un ulteriore motivo per rendere grazie al Signore.
Nell'anno 2007, in occasione del bicentenario di canonizzazione di Sant'Angela, un gruppo di amici (la compagnia di SAM) ha realizzato un musical intitolato "Come donna.... come Angela", nel quale si esprime l'attualità e la possibilità di vivere anche oggi, lo stile di vita cristiana proposto da Angela Merici.
Di questo musical offrirò alcuni passaggi che sottolineano alcuni aspetti dell'esperienza di Angela Merici e di quella delle sue figlie spirituali.
Inizio con la dimensione del lavoro, luogo significativo dell'esperienza umana e cristiana, luogo di responsabilità (si partecipa all'opera creativa di Dio, alla edificazione della società umana) e di solidarietà (ci si fà carico dei problemi del convivere umano, si mettono a frutto i propri doni, le attitudini, le fatiche, a vantaggio anche delle persone più deboli).
Brescia, Chiesa di San Francesco
La Figlia di sant'Angela vive nel mondo, condividendo le condizioni ordinarie di vita delle persone; e perciò assume l'impegno del lavoro secondo l'ideale cui ho accennato.
Il musical contiene un brano intitolato "Vita nei campi" e ricorda le fatiche di Angela Merici, il lavoro che lei ha praticato nell'età della prima giovinezza.
A me pare significativo che abbia avuto la visione (un'esperienza di comprensione straordinaria del senso della propria vita e della propria missione), proprio mentre è impegnata nel lavoro dei campi, praticamente durante la sosta di preghiera nella pausa-pranzo.
Propongo il video e di seguito, il testo della canzone.
VITA NEI CAMPI Questa terra ci dà la vita devi lavorare anche tu, il sudore delle tue ore serve a costruire nuovi sogni. Sento, sento il profumo del grano sento il rumore del carro, sento vita nel lavoro. Se ti trovi nell'abbondanza non dimenticarti di chi sta sulla strada oltre la porta devi spartire la tua gioia. Sento, sento il profumo del pane vedo la natura nei frutti, condividi l'abbondanza. E' vita condivisa Sento, sento il profumo del grano sento il rumore del carro, sento vita nel lavoro. Quante volte guardo la terra trovo disegnato laggiù l'orizzonte più generoso devi spartire la tua gioia. Sento, sento il profumo del pane vedo la natura nei frutti condividi l'abbondanza. E' vita condivisa.... Sento, sento il profumo del grano sento il rumore del carro, sento vita nel lavoro.
e debba avere la ferma intenzione di servire Dio in tale sorte di vita
Dio, tu operi nel mondo,
inavvertito, irresistibile,
come il seme nascosto
che ogni volta rispunta.
Fa' che noi ti vediamo dovunque operante,
nelle parole che liberano,
nei gesti che attuano.
Rendi acuto il nostro sguardo
dinanzi alle tue meraviglie senza nome,
e noi avremo una costanza
più forte della sconfitta,
e avremo l'audacia di sperare
nelle immense tue promesse:
l'uomo nuovo
e tutte le cose nuove
nel Cristo, nostro Signore
F. CROMPHOUT
avere la ferma intenzione di servire Dio in tale sorta di vita Angela merici, Regola, Capo I
La vita cristiana, vissuta nella dimensione della carità secondo lo stile della comunione, va sostenuta con la preghiera quotidiana, la partecipazione ai sacramenti, la meditazione della Scrittura. Periodicamente ha bisogno anche di momenti "forti" in cui la riflessione è più distesa, accompagnata da un approfondimento qualificato, e confortato da una comunità - sia pure una comunità solitamente in diaspora - con cui si condividono percorsi e mete, progetti, stile di vita, carisma.
La Compagnia offre alle sue figlie questi momenti di sosta e di ristoro, programmati generalmente il primo giovedì e la prima domenica del mese. I ritiri spirituali sono momenti che possono essere condivisi da chi vorrebbe conoscere più da vicino la Compagnia, fare amicizia, conoscere sant'Angela, oppure più concretamente approfittare di un'occasione per recuperare le necessarie energie spirituali.
Il sussidio La vita buona del Vangelo preparato dalla diocesi, propone temi biblici, piste di approfondimento e di verifica individuale e comunitaria.
La porta è aperta per chi desidera condividere questi momenti di ricchezza e di gioia spirituale, per chi sente il bisogno di avere "una marcia in più" per permettere alla vita buona del vangelo di incarnarsi nella sua vita.
...ognuna sia sollecita all'orazione così mentale come vocale
Don Marco Mori, responsabile dell'Ufficio oratori della Diocesi di Brescia, dal settimanale diocesano rivolge l'invito a costruire un presepe per camminare. Mi pare veramente originale l'approccio, che oltretutto calza a pennello anche con la consapevolezza, lo stile e l'intento del nostro blog. Lo propongo, secondo me è una bella prospettiva di "partenza" per un Avvento da vivere intensamente.
Camminare è un gesto quasi banale: lo facciamo quotidianamente, ripetitivamente, in automatico. Eppure, a pensarci bene, per camminare servono tante cose: dove appoggiarsi e insieme dove andare, una direzione accanto a un perchè, la voglia di scoprire e la capacità di tracciare una storia per non perdere il sentiero. Si potrebbe continuare: ma ciò basta per renderci conto di quante cose il gesto di un passo dopo l'altro pone nella nostra esistenza.L'uomo cammina: viator da sempre, con la strada nel cuore e nei muscoli. Tanto che quando uno è costretto a non farlo ci si chiede seriamente se è vita vera. Tanto che quando i popoli si fermano semplicemente si autodistruggono.
Il presepio è un posto di camminatori. Dio cammina da cielo verso l'uomo con il suo Figlio. Genti da paesi sconosciuti e distanti si mettono in cammino. Maria e Giuseppe mettono alla luce il loro primogenito nel momento in cui stanno camminando. I pastori sono avvisati di andare a vedere, di fare un pezzo di strada. Chi non cammina nel presepio in realtà non capisce e non vede:Erode nel suo palazzo, i sacerdoti nel loro Tempio, i saggi sui loro libri. Di più: cercano addirittura di distruggere le strade degli altri, Dio compreso.Non vogliono camminare e agiscono perchè nessun altro cammini: meglio tenersi il potere stabile, lo status-quo che assicura benessere e prestigio a chi lo sagestire. Chi vuole stare fermo non sopporta i cammini degli altri ed etichetta sempre i passi degli altri come reazionari e nemici.Ma questa tentazione non è solo di chi abita i Palazzi. E' incisa anche nel nostro cuore e spesso la scoltiamo e la assecondiamo. Il nostro, infatti, è un tempo in cui ci si sposta tanto ma si cammina poco: in realtà si vanno a cercare conferme più che a scoprire cose e volti nuovi.E' vero: si viaggia tanto, ma spesso tutto è già deciso e pianificato, finanche al minuto secondo. Raramente ci lasciamo cambiare dal camminare; preferiamo avere tutto sotto controllo per ragioni di sicurezza.Mi piacerebbe vedere gente in cammino nei nostri presepi: non importa quale sia la distanza dal Bambino, l'importante è tenere vivo il desiderio di avvicinarsi, fare la strada insieme, accorgersi di non essere soli. Ecco: costruiamo un presepio per camminare, non per stare comodi.Il tempo che abitiamo ha bisogno di cambiamenti: culturali, politici, spirituali.Spesso chiediamo agli altri di cambiare, pensando che a noi non tocchi nessuna parte e che non ci sia nessuna nostra personale responsabilità: che cambi l'economia o la politica o la religione! Invece il presepio ci ricorda questa legge fondamentale: comincia a camminare tu, partendo da casa tua, dentro la tua situazione. Vedrai il Signore. Incontrerai gli altri. Scoprirai te stesso.Ci vuole coraggio, anche quest'anno, per fare il presepio....Ma sarebbe un problema non farlo perchè non c'è proprio bisogno di gente ferma.(da La Voce del Popolo n. 45-2011)
... si muovano e si incoraggino al vivere virtuoso Angela Merici, Sesto Ricordo
Lo sposalizio mistico che caratterizza la di Santa Caterina d'Alessandria assume una particolare valenza simbolica per le figlie di s. Angela (e tutte le orsoline) che fin dagli inizi hanno definito la Compagnia come Compagnia delle spose di Giesù. La ricca simbologia racchiusa nella tela attribuita a Girolamo Romanino, qui proposta, costituisce una sorta di manifesto della Compagnia di Sant'Orsola, con santa Caterina inginocchiata al centro che riceve l'anello sponsale da Gesù Bambino, proteso sulle ginocchia di Maria.
A sinistra, in una sorta di penombra illuminata solo da una fonte di luce lontana come di braci, vi è san Lorenzo, chiara allusione al vicario generale che approvò la Regola, in luogo del cardinal Francesco Cornaro quasi sempre assente dalla diocesi bresciana.
In posizione leggermente arretrata, sulla destra, vi sono sant'Angela con la veste di terziaria francescana e sant'Orsola che stringendo il vessillo, sembra quasi indicare ad Angela la nuova via da intraprendere.
Significativamente Angela Merici fonda la sua 'Compagnia di S. Orsola' proprio il giorno di Santa Caterina di Alessandria, il 25 novembre 1535. Oggi è giorno di festa per la Compagnia di Brescia e per tutte le Compagnie sparse nel mondo che idealmente festeggiano insieme la ricorrenza dell'anniversario di fondazione.
Contemplando il dipinto del Romanino vogliamo anche noi lasciarci, come s. Angela,
afferrare da questa relazione profonda di un Dio amore, vogliamo anche noi ascoltare il sussurro: Tu sei la sposa ... e osiamo anche noi ripetere: Tu sei l'Amatore... (da "Angela Merici legge il Cantico dei Cantici", a cura di Caterina Dalmasso, 2006)
Essendo voi state così elette ad essere vere ed intatte spose del Figliuol di Dio Angela Merici, Regola, Prologo
E' il titolo di un libro edito da Rubettino e scritto da don Armando Matteo (assistente ecclesiastico nazionale della FUCI). Il sottotitolo Il difficile rapporto tra i giovani e la fede, indica il contenuto analizzato dall'autore.
Ho trovato particolarmente interessante questo libro e lo rilancio come importante strumento di analisi e di di riflessione sulla situazione delle giovani generazioni. Particolarmente acuto e graffiante l'esame delle problematiche culturali (imprescindibili poiché rappresentano la mediazione possibile della fede), l'analisi dell'evoluzione dell'ordine concettuale che ha radicalmente modificato il corso e il pensiero della civiltà occidentale di questi ultimi due secoli, sottraendo dal vissuto delle persone e dalle coscienze le parole-chiave che sono cadute in disuso: eternità, verità, sostanza, sacrificio, autorità. Altrettanto schietta l'offerta di alcune indicazioni concrete per un agire ecclesiale capace di prendersi efficacemente cura della prima generazione incredula dell'Occidente. Non azzardo a fare un elenco, sarebbe riduttivo e non renderei ragione della credibilità delle proposte.
Nella recensione del libro (presentato da Giandomenico Mucci sj, come tutto nervi e succo. Consigliato vivamente ai parroci e agli operatori pastorali) è evidenziato che:
Il libro sottolinea l'inedito che il modo di vivere e di credere/non credre dei giovani manifesta. Individua così al fondo del loro cuore la ferita di un grido di speranza, in mezzo a una società che ama più la giovinezza che i giovani.E' da questo grido che bisogna ripartire. Pe il loro futuro, per il futuro della società, per il futuro della Chiesa
Penso di poter aggiungere: per il futuro delle associazioni, movimenti ecclesiali, ed a maggior ragione, per il futuro della vita consacrata.
(Il libro è stato presentato il 15 settembre 2011, in dialogo con l'autore, nell'ambito della settimana che la Diocesi di Brescia ha dedicato all'inizio dell'anno pastorale, con l'intento di offrire temi e proposte per "Interpretare i segni dei tempi)
state tutte attente, con cuore grande e pieno di desiderio
A tutti i cercatori del tuo volto mostrati, Signore; a tutti i pellegrini dell'assoluto, vieni incontro, Signore; con quanti si mettono in cammino e non sanno dove andare cammina, Signore; affiancati e cammina con tutti i disperati sulle strade di Emmaus; e non offenderti se essi non sanno che sei tu ad andare con loro, tu che li rendi inquieti e incendi i loro cuori; non sanno che ti portano dentro: con loro fermati poichè si fa sera e la notte è buia e lunga, Signore.
DAVID MARIA TUROLDO
e a questo c'invita chiarissimamente .... la vita di Gesù Cristo, unica via al cielo. Angela Merici, Regola, Capo IV Del digiuno
In questo scritto che Elisabetta Girelli rivolge ad una figlia di s. Angela si ritrova, a mio parere, un bell'esempio di discernimento e di accompagnamento spirituale. Pur con un linguaggio che risente del secolo ormai passato, il messaggio ci giunge intatto, valido e accorato anche per l'oggi.
Quanto alla fantasia, se qualche volta ti trasporta in un campo di santità un po' ambiziosa contentati di disprezzarla (come già vedo che fai) e non credere di far sempre peccato; poichè il peccato potrebbe essere solo quando tu ammettessi la dilettazione ed il consenso ai pensieri di vanità.
Ma non è il tuo caso, poiché dici tu stessa che nell'atto stesso che la mente va dietro a cotesti sogni, la volontà disprezza come pazzie, ed è intimamente convinta della propria insufficienza. Lascia dunque, ti dirò con Santa Teresa, che la fantasia (ch'ella soleva chiamare la pazza di casa) faccia le sue pazzie e tu ripeti con un'altra Santa: la mia mente ed il mio cuore siano rassodati e confermati in Gesù Cristo! Rassodati e confermati nella sua umiltà, nella sua carità, nella sua pazienza, nel suo spirito di sacrificio: così si lavora sul solido e non v'è pericolo che la fantasia ci porti fuori di strada.
Del resto, per dirti proprio tutto il mio pensiero, io crederei di vedere un fondo buono anche in cotesto ideale di carità che nella tua attuale posizione ti pare un sogno ambizioso.
Cioè vedo un'inclinazione e forse un principio di vera vocazione alle opere di carità; e perciò devo aggiungere di non disprezzarlo affatto.
Solo per togliere il pericolo della superbia ti esorto a vagheggiare questo bel sogno non già dal lato glorioso e splendido con cui vorrebbe dipingertelo il demonio, ma dal lato duro, umiliante penoso con cui l'esercizio della carità fu insegnato e praticato da Gesù Cristo.
Ai piedi del Crocefisso medita queste grandi parole: ECCO COME SI AMA!
E rendi sicuri i miei affetti e i miei sensi, così che non deviino né a destra né a sinistra
nè mi distolgano dal luminosissimo tuo volto, che fa contento ogni cuore
Vorrei avere la voce di un grande cantante per animare la comunità e proclamare il vangelo. Sicuramente ho altre qualità, ma come vorrei poter cantare!
Mentre penso a quello che non ho, non mi accorgo dei doni che possiedo e non li faccio fruttificare.
Questo modo di comportarsi è simile a quello del servo ingrato della parabola dei talenti (Mt 25,26-27). Ricevette un talento dal suo signore e lo seppellì, perdendo, alla fine, quel poco che aveva.
Dio ci ha dato tanti talenti o abilità. La creatività si serve delle nostre energie per costruire e mantenere una comunità forte, piena di vita e vibrante, perchè il nostro mondo sia migliore di quello che abbiamo ricevuto.
Nella storia del pensiero europeo, i talenti e la creatività sono stati espressi anche con la categoria del "genio", termine che deriva dal latino ingenium, che indica facoltà intellettive innate di inventiva, di acutezza, di immaginazione produttiva, ma anche tratti estetici e morali di entusiasmo, di originalità, di umorismo, di ironia, di carattere.
Il genio va oltre lo spirito di imitazione, perchè innova, scopre, inventa.
Senza soffermarci sui logori stereotipi culturali che vedono la correlazione quasi automatica tra "genio" e "sregolatezza" (o follia) si riscontrano nella vita diverse genialità: genio poetico, genio scientifico, genio filosofico, ma anche genio di una nazione, di un popolo, di una civiltà.
In tal senso ciascun uomo contribuisce a formare la genialità del suo mondo-ambiente.
Non ignorare o sottovalutare i doni che Dio ti ha fatto per desiderare quelli che non possiedi. Sii grato a Lui perchè ti ha benedetto concedendoti ciò di cui hai davvero bisogno e usa bene di questi talenti per creare un mondo migliore.
tratto da LA BIBBIA, ed. Ancora 2008, pag. 1236
Allarga i tuoi orizzonti
Fate, muovetevi, credete, sforzatevi, sperate, gridate a Lui col vostro cuore, e senza dubbio vederete cose mirabili
Il commento al post che ricorda Etty Hillesum, mi riporta a riaccostare alcuni testi brevi, ma di straordinaria intensità, che rivelano i miracoli interiori avvenuti in lei.
Annota
Bisognerà pure che qualcuno sopravviva per testimoniare che in un tempo come il nostro, Dio era vivo. E perchè non sarò io quel testimone? (P. Lebeau, Etty Hillesum, L'itinerario spirituale, pag. 22)
Dobbiamo tenerci in contatto col mondo attuale e dobbiamo trovarci un posto in questa realtà, non si può vivere solo con realtà eterne.... Vivere pienamente, verso l'esterno come verso l'interno, non sacrificare nulla della realtà esterna a beneficio di quella interna, e viceversa: considero tutto ciò come un gran bel compito
Nonostante le brutte notizie che la circondano, si esprime così
Eppure non riesco a trovare assurda la vita. E Dio non è nemmeno responsabile verso di noi per le assurdità che noi stessi comemttiamo: i responsabili siamo noi! Sono già morta mille volte in mille campi di concentramento. So tutto quanto e non mi preoccupo più per le notizie future: in un modo o nell'altro, so già tutto. Eppure trovo questa vita bella e ricca di significato. Ogni minuto. (Ibid, p. 23)
Riguardo alle umiliazioni quotidiane inflitte, afferma
... Possono renderci la vita un po' spiacevole, possono privarci di qualche bene materiale o di un po' di libertà di movimento, ma siamo noi stessi a privarci delle nostre forze migliori con il nostro atteggiamento sbagliato, col nostro sentirci perseguitati, umiliati e oppressi, col nostro odio e la millanteria che maschera la paura. Certo che ogni tanto si può essere tristi e abbattuti per quel che ci fanno, è umano e comprensibile che sia così. E tuttavia: siamo soprattutto noi stessi a derubarci da soli. Trovo bella la vita e mi sento libera. I cieli si stendono dentro di me come sopra di me. Credo in Dio e negli uomini e oso dirlo senza falso pudore. La vita è difficile, ma non è grave. Dobbiamo cominciare a prendere sul serio il nostro lato serio, il resto verrà da sé: e "lavorare a se stessi" non è proprio una forma di individualismo malaticcio. Una pace futura potrà essere veramente tale solo se prima sarà trovata da ognuno in se stesso - se ogni uomo si sarà liberato dall'odio contro il prossimo, di qualunque razza o popolo, se avrà superato quest'odio e l'avrà trasformato in qualcosa di diverso, forse alla lunga in amore se non è chiedere troppo -. E' l'unica soluzione possibile..... Sono una persona felice e lodo questa vita, la lodo proprio, nell'anno del Signore 1942, l'ennesimo anno di guerra. (pag. 24)
Pochi giorni prima di essere deportata scrive ad un'amica
A volte, quando me ne sto in un angolino del campo, i miei piedi piantati sulla tua terra, i miei occhi rivolti al cielo, le lacrime mi scorrono sulla faccia, lacrime che sgorgano da una profonda emozione e riconoscenza. Anche di sera, quando sono coricata nel mio letto e riposo in te, mio Dio, lacrime di riconoscenza mi scorrono sulla faccia e questa è la mia preghiera. Sono molto, molto stanca già da diversi giorni, ma anche tutto questo passerà, TUTTO AVVIENE SECONDO UN RITMO PIU' PROFONDO CHE SI DOVREBBE INSEGNARE AD ASCOLTARE, E' LA COSA PIU' IMPORTANTE CHE SI PUO' IMPARARE IN QUESTA VITA .
non solo supereremo facilmente tutti i pericoli e le avversità, ma li vinceremo anche con grande gloria e gaudio nostro.
San Carlo Borromeo in preghiera
Chiari (Bs), oratorio di Sant'Orsola
Oggi, 4 novembre, la liturgia ci invita a far memoria di San Carlo Borromeo, vescovo. La Compagnia di S. Angela di Brescia celebra come propria questa memoria, per il particolare legame che la unisce al grande vescovo riformatore. La visita che san Carlo ha attuato nel 1580 ha rappresentato per la Compagnia una formidabile occasione per dare forma stabile alle modalità organizzative che essa aveva introdotte nel proprio ordinamento dopo la morte di s. Angela; il riconoscimento attuato dal cardinale di santa Pressede ha consentito alla Compagnia di recuperare credibilità sociale e di ripartire con rinnovato slancio e vigore nella via tracciata dalla Fondatrice. Per un approfondimento, ascolta l'interessante comunicazione del prof. Gianpietro Belotti al Centro Mericiano nella giornata del 17 maggio 2008. Segnalo anche lo studio Il destino storico di una Compagnia: la custodia e la difesa del carisma pubblicato su Voce Documenti n. 19.
"E se secondo i tempi e i bisogni, accadesse di dar nuove ordini, o di fare diversamente qualche cosa, fatelo prudentemente e con buon giudizio." Angela Merici, Testamento, Legato undicesimo
Io non posso
passare per le mie strade se non pregando
per tutti coloro che passano con me
che mi incrociano....
Per tutte le mamme
che curano la vita quotidiana;
per tutti i bambini
che godono ignari quella pace
di casa e di affetto
a noi ormai negata.
Oh, strade,
dove io passo
portando il mistero di me stesso
e pensando che lui
"abita in una luce inaccessibile",
quanto vi amo!
NICOLINO SARALE
"e troveremo le strade, per sé spinose e sassose, per noi fiorite e lastricate di finissimo oro."
"Dentro di me c'è una sorgente molto profonda. E in quella sorgente c'è Dio. A volte riesco a raggiungerla, più sovente essa è coperta da pietre e sabbia: allora Dio è sepolto. Allora bisogna dissotterrarlo di nuovo"
Questa sera, nella sala Bevilacqua a Brescia, la Cooperativa Cattolico Democratica di Cultura propone il ricordo di Etty Hillesum, intellettuale ebrea olandese, morta ad Auschwitz nel 1943. Parlerà di lei la prof. Isabella Adinolfi, che recentemente ha scritto un saggio "Etty Hillesum. La fortezza inespugnabile".
Leggo la notizia nelle pagine del Giornale di Brescia e sono immediatamente coinvolta da questa singolare esperienza di vita e di pensiero. Una parabola esistenziale libera da convenzioni: così è definita. Ed è una parabola straordinaria.
In un mondo travolto dalla follia e dalla violenza, Etty sperimenta "un'irresistibile intensità di vita, un'inesauribile capacità di tenerezza e compassione" riuscendo a mantenere un atteggiamento costruttivo anche nei momenti più drammatici. Particolare è la sua consapevolezza rispetto alla maturazione della coscienzae il pensiero che esprime la sera del 31 dicembre 1941 è emblematico:
"Ora sono quasi le otto e mezza di sera: l'ultima sera di un anno che è stato per me il più ricco e fruttuoso, e insieme il più felice di tutti. E se dovessi spiegarlo in una parola... allora dovrei dire: per la mia grande presa di coscienza. Il che significa anche poter disporre delle mie forze più profonde"
Ho quindi riletto, quasi d'un fiato, anche un fascicoletto che la riguarda e che conservo tra le pubblicazioni di interesse. E' un articolo di Paul Lebeau, teologo gesuita; si intitola Etty Hillesum, l'itinerario spirituale ed è edito dal Monastero di Bose.
L'autore riassume i passaggi fondamentali della vita di Etty e della sua vicenda spirituale. Certo, sarebbe interessante poter leggere direttamente i suoi diari, ma già queste testimonianze fanno percepire la grandezza e la bellezza dell'umanità abitata da Dio. Grandezza e bellezza che non vengono mai distrutte, neanche con la violenza
"siamo stati marchiati dal dolore, per sempre. Eppure la vita è meravigliosamente buona nella sua inesplicabile profondità"
"L'unica cosa che possiamo salvare di questi tempi, è anche l'unica che veramente conti, è un piccolo pezzo di te in noi stessi, mio Dio. E forse possiamo anche contribuire a disseppellirti dai cuori devastati di altri uomini"
Grazie Etty.
"la carità... dirige ogni cosa a onor di Dio e al bene delle anime"
Pompeo Ghitti, Chiari
Angela Merici e la visione della Scala celeste
particolare
Una persona amica ci ha ricordato - nel commento al post di ieri - che Carla Osella delle Figlie di Sant'Angela di Torino, in uno scritto di alcuni anni fa, aveva individuato nel brano evangelico di Lc 13,10-17 l'icona dell'intuizione profetica che Angela Merici ha attuato con la fondazione della Compagnia.
Carla Osella
Questa segnalazione ci permette di prendere atto anche dell'opera delle innumerevoli "orsoline" che, da sant'Angela in poi, hanno partecipato fattivamente alla promozione a al riconoscimento della dignità alle persone con le quali sono entrate in relazione.
Tra queste merita una particolare attenzione proprio Carla Osella, che attraverso la sua opera di difesa dei diritti civili e culturali dei nomadi italiani (i sinti), testimonia la continuità nell'oggi di una congenita propensione delle orsoline- figlie di S. Angela alla crescita umana delle realtà nelle quali si inseriscono e operano.
"vogliate conoscere che cosa comporta una tale elezione, e che nuova e stupenda dignità essa sia"
Lilia Sebastiani, inDonne dei Vangeli (Ed. Paoline, 1994), commenta il brano di Lc. 13, 10-17. Ne proponiamo un estratto.
E' questo uno dei racconti di miracolo prediletti oggi dalla riflessione teologica femminile: proprio per questo suo significato emblematico. Perché in effetti al tempo di Gesù, e in ogni contesto patriarcale, le donne sono un po' "curve" tutte, a prescindere dalla situazione del loro scheletro. Istituzionalmente curve, vorremmo dire, più che personalmente; non per loro scelta e tanto meno per loro colpa, ma non senza una certa passiva complicità.....La donna curva sta lì, semplicemente senza chiedere e senza sperare, abituata ormai al proprio male che le impedisce di guardare in alto. E' Gesù a prendere l'iniziativa, dinanzi a quella situazione di sofferenza che lo interpella solo in quanto sussiste....Questo miracolo, benché personale, individuale - come ogni evento di liberazione - non è affatto privato. Risulta determinante il fatto, sottolineato all'inizio e alla fine, che avvenga di sabato in sinagoga.....Se il sabato è il giorno in cui si dà lode a Dio per l'opera della creazione, non vi è modo migliore per onorarlo che contribuire a questa sua opera. Dio l'ha affidata agli esseri umani non in modo immobile e statico, ma in divenire, animata da un anelito incessante al perfezionamento. Ora, aiutare qualunque realtà esistente a esistere meglio - si tratti di una realtà materiale o spirituale o complessa, umana o non ancora umana - è un modo di rendere culto a Dio, di mostrargli gratitudine, di essere dalla sua parte.....La pienezza di vita non è soltanto l'efficienza fisica. E' anche soprattutto la dignità, il diritto a esistere come soggetto. Le parole conclusive di Gesù sottolineano la volontà di inserire pienamente e solennemente la donna nella vita pubblica e religiosa del suo popolo, quando si riferisce a lei come a "questa figlia di Abramo". "Figli di Abramo" è un appellativo che gli Israeliti si davano volentieri e orgogliosamente, ma qui risulta insolito e piuttosto trasgressivo l'uso del termine al femminile.....Tutto ciò che è stato creato da Dio è chiamato alla pienezza di vita e alla libertà....Non si può presumere di dar gloria a Dio ignorando o reprimendo le aspirazioni legittime di un essere umano alla pienezza di vita.
"essendo noi chiamate a tale gloria di vita, da essere spose del Figliolo di Dio e da diventare regine in cielo" Angela Merici, Regola, Prologo
iscrivi il nostro nome
alla tua scuola d'amore:
insegnaci ad amare,
a essere amati
in piena trasparenza:
trasparenza che rischiari
ogni ombra fra quanti amiamo:
carità che dissolva
anche i piccoli resti
di amore non vero fra noi.
Amore che da te non germini,
che di te e in te non viva
e a te non ritorni,
amore non è!
Insegnaci ad amare ognuno e ognuna
di unico amore DOM HELDER CAMARA
"...avendo noi sempre nel cuore un'ardente carità." Angela Merici, Regola, Capo IX Della Verginità
Cammina. Senza sosta cammina. Va qui e poi là. Trascorre la propria vita su circa sessanta chilometri di lunghezza, trenta di larghezza.
E cammina.
Senza sosta.
Si direbbe che il riposo gli è vietato.
Quello che si sa di lui lo si deve a un libro... Sono dapprima in quattro a scrivere su di lui.
Quando scrivono hanno sessant'anni di ritardo sull'evento del suo passaggio. Noi ne abbiamo molti di più: duemila. Tutto quanto può essere detto su quest'uomo è in ritardo rispetto a lui.
Conserva una falcata di vantaggio e la sua parola è come lui, incessantemente in movimento, senza fine nel movimento di dare tutto di se stessa. Duemila anni dopo di lui è come sessanta. E' appena passato e i giardini d'Israele fremono ancora per il suo passaggio... Se ne va a capo scoperto. La morte, il vento, l'ingiuria: tutto riceve in faccia, senza mai rallentare il passo..
L'umano è chi va così, a capo scoperto, nella ricerca mai interrotta di chi è più grande.
tratto da
L'uomo che cammina
di Christian Bobin
Ed. Qiqajon
l'amarsi e l'andar d'accordo insieme è segno certo che si cammina per la via buona e gradita a Dio