Merita una lettura approfondita l'articolo
«Chiamati a essere poveri»: una proposta personale, una questione sociale di Paolo Foglizzo, pubblicato su
Aggiornamenti Sociali dicembre 2013, di cui propongo una breve sintesi.
L'autore ricorda che papa Francesco, incontrando i poveri assistiti dalla Caritas diocesana di Assisi il 4 ottobre 2013, ha affermato: "
Tutti siamo chiamati ad essere poveri".
L'affermazione, impegnativa e dura ai nostri orecchi, non è solo una proposta per chi è più sensibile. E non si limita alla sfera personale, e neppure all'esperienza di piccole o grandi comunità religiose.
E' una questione che insieme alla libertà personale mette in gioco la sfera sociale, economica e politica.
La felicità infatti non dipende dalla quantità dei beni posseduti (dai singoli o dai gruppi), ma dipende dalla
qualità delle RELAZIONI che ci legano. E non solo le relazioni d breve prossimità, ma anche quelle che mettono in gioco l'umanità intera, le istituzioni, gli organismi internazionali, la finanza, la moneta, i
l commercio.
Ricchezza e felicità perciò non sono solo dimensioni che riguardano la sfera privata della persona, ma rappresentano una grande ed impegnativa questione politica.
Il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa (CDSC) ci illumina al riguardo: la ricchezza e la sua formazione hanno una "funzione positiva" ma solo a condizione che siano finalizzate a "realizzare un mondo più equo e solidale" (CDSC, 174); la vera potenzialità della ricchezza è il suo impiego "come mezzo utile per promuovere il benessere degli uomini e dei popoli e per contrastare la loro esclusione e il loro sfruttamento" (CdSC, 174).
Le risorse disponibili devono servire ad assicurare quelle "
condizioni della vita sociale che permettono tanto ai gruppi quanto ai singoli membri di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più speditamente" che è la definizione di bene comune secondo Gaudium et spes 26.
Il CDSC dà una traduzione concreta di bene comune:
Le esigenze del bene comune...riguardano anzitutto l'impegno per la pace, l'organizzazione dei poteri dello Stato, un solido ordinamento giuridico, la salvaguardia dell'ambiente, la prestazione di quei servizi essenziali delle persone, alcuni dei quali sono al tempo stesso diritti dell'uomo: alimentazione, abitazione, lavoro, educazione e accesso alla cultura, trasporti, salute, libera circolazione delle informazioni e tutela della libertà religiosa. Non va dimenticato l'apporto che ogni nazione è in dovere di dare per una vera cooperazione internazionale, in vista del bene comune dell'intera umanità, anche per le generazioni future.
se per volontà e liberalità di Dio accadesse che ci fossero denari o altri beni in comune, si ricorda che devono essere bene amministrati, e cha vanno dispensate con prudenza, specialmente in aiuto alle sorelle e secondo gli eventuali bisogni
Angela Merici, Regola, Del governo, capo XI