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(Paolo VI, Ins IX, 54, 27 gennaio 1971)
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Ben a ragione Gesù Cristo disse: "Imparate da me"; perchè nessuno prima di Lui aveva mai intesa, nè insegnata, nè praticata così sublime filosofia: Egli solo l'aveva portata dal Cielo! Quindi non disse imparate dagli Angeli, o dalle antiche tradizioni dei Patriarchi; ma da me, perchè bisogna trattare immediatamente col Cuor di Gesù per apprendere vero spirito di umiltà e mansuetudine.
Lo studio prediletto di un cristiano dovrebbe essere il considerare sovente con quale umiltà e dolcezza il Divin Maestro si è portato in tutti gl'incontri della sua vita.... Quale benigna pazienza a fronte dell'ignoranza ed imperfezione dei discepoli! Che inalterabile mansuetudine in mezzo alle contraddizioni e malignità dei Farisei! Quale silenzio fra le ingiurie, qual tolleranza fra i tormenti, che calma invincibile nelle più dure persecuzioni!
I santi Padri osservano che Gesù Cristo sapientemente compendia in queste due sole virtù quell'esercizio d'imitazione, che deve formare i suoi veri discepoli; perchè chi avrà il cuore veramente umile e mansueto facilmente arriverà al conseguimento di ogni altra virtù.
Il frutto poi, che deriva dalla mitezza ed umiltà evangelica, è il maggior bene che possa ritovarsi in questa vita, cioè la pace del cuore, e quel beato riposo dell'anima, che è sì giocondo! Tutti a questo mondo cercano la propria quiete: ma ben pochi arrivano atrovarla. Alcuni cercano procurando di sfuggire tutto ciò che può disturbarli; altri la cercano col risentirsi e col far valere le proprie ragioni. Ma Gesù Cristo per contrario ci insegna, che il riposo dell'anima non istà nell'evitare i disturbi, la qual cosa è impossibile in questa vita infelice; bensì sapere con alto predominio di virtù conservare l'animo in pace anche in mezzo alle presenti tempeste,
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Più felici ancora coloro, che per lungo esercizio di queste virtù si sono elevati a sì alto grado di quiete e di riposo in Dio, che quasi montagne altissime godono serenità perpetua nella parte superiore dell'anima, e non provano più tempeste, perchè le hanno sotto di sè! Quando sia giunta a tale felicissimo stato l'anima può benedire tutti i sacrifici sostenuti per acquistare l'umiltà e mansuetudine.
(Elisabetta Girelli, VdGC, 236-237)
(tratto da: GESU' CRISTO SALVATORE E MAESTRO, MEDITAZIONI, con riflessioni introduttive di Paolo VIa cura di Mario Trebeschi, 1998, 106-108)