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domenica 20 luglio 2014

Da dove viene la zizzania?

Nel Vangelo di oggi troviamo questa domanda: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”  (Mt. 13,27).
L’interrogativo nasce da un bisogno di comprensione profondo, che riguarda proprio Dio e il suo modo di essere presente nel mondo e nella storia di ogni uomo.  Anche la filosofia si pone da sempre in modo acuto questa domanda: “ se Dio esiste, da dove viene il male”?
La domanda esprime una questione drammatica per l’uomo di ogni tempo, che vive dentro di sé la contraddizione di voler tendere al bene, ma di sperimentare dentro di sé il male, nelle sue molteplici forme (invidie, gelosie, rivalità, avarizia, maldicenza (possiamo chiamarla “gossip?”), indifferenza, sfruttamento, orgoglio, egocentrismo, sopraffazione violenza…e così via),
La tentazione fondamentale è quella di non riconoscerlo immediatamente dentro di noi, preferendo trasferire sugli altri le cause e le conseguenze del male secondo il principio ben noto sin dall’antichità ed espresso nel rito del “capro espiatorio”; un rito che oggi non richiede animali, ma altri uomini-donne-società sui quali trasferire “la colpa” delle contraddizioni che invece ssono ben alloggiate nel nostro intimo. 
Prendere coscienza del male dentro di noi, è il primo atto indispensabile per intraprendere un cammino di umanizzazione contrassegnato da libertà e amore.
Globo di barba di becco
Sant'Angela, men consapevole delle tenebre presenti anche nel suo cuore, ci offre - nel capitolo V della Regola sull'Orazione - una preziosa indicazione: "Bona est oratio cum ieiunio".
Digiuno per far fronte "agli appetiti dela carne et proprii sentimenti"
Preghiera per chiedere " a Dio la gratia della vita spirituale"


Vedendo in me tanti errori, tante bruttezze et vituperii…son constretta, dì et notte, andando, stando, operando e pensando, di proclamare et gettar crisi al Cielo, et domandar misericordia et spatio di penitentia.
Angela Merici, Regola, Capo V dell'Orazione

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