Il primo pellegrinaggio di Angela Merici (1522) è verso il sepolcro della beata Osanna Andreasi, morta stigmatizzata nel 1505 a Mantova. Ma è il viaggio in Terra Santa, datato nel 1524, a sancirne definitivamente il ruolo salvifico: Angela, pellegrina sulle orme di Francesco, assume infatti anche le valenze profetiche attribuite dal contesto religioso di fine Quattrocento al culto di sant’Orsola.
Secondo la letteratura mericiana già l’inizio del viaggio è segnato da eventi singolari che evidenziano il percorso di trasformazione e purificazione che sta intervenendo in questa donna già in età matura.
Durante il viaggio di andata, a Candia (Creta), accade un altro «segno» straordinario, una sorta di miracolo per così dire «capovolto», cioè la perdita della vista che le impedisce la visione della Terra Santa. I suoi primi biografi leggono questo episodio in chiave soprannaturale: il Signore la rende cieca nei sensi per costringerla a guardare con gli occhi dello spirito, per affinarla nella comprensione del Suo disegno.
Angela Merici al Santo Sepolcro (Luigi Campini) |
E la croce, strumento di sofferenza, diventa il simbolo dell’immenso amore.
Per Angela, dunque, il viaggio in Terra Santa rappresentò il cammino verso quell’«Amore» che trascende i limiti dell’individuo, che si abbandona al flusso divino e che, in lei, si esplicherà in quella pedagogia dell’amore che costituirà uno dei dati salienti del suo carisma.
Nessun commento:
Posta un commento