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venerdì 25 gennaio 2013

Preparazione al pellegrinaggio "mericiano" (5)


Camminare nel pellegrinaggio
Oggi, come nel Medioevo, le “vie della fede” sono percorse da genti di ogni sorta, la magia nasce perché queste persone diverse si incontrano e tutti, con il “loro cammino”, percorrono la stessa strada. 
Il cammino del pellegrino assume anche, se non soprattutto, una forte valenza spirituale, poiché chi lo intraprende si dispone ad un percorso di ricerca i cui contorni non sono ben definiti. 
Sa di dover rinunciare ad alcune sicurezze o certezze e di esporsi all’imprevisto, che non considera necessariamente un rischio ma un’opportunità di crescita.
Il pellegrinare è una metafora della vita: è attraversare spazi e tempi con l’intento di allargare il proprio sguardo oltre gli orizzonti ordinari e quotidiani, per cogliervi l’essenziale che dà senso all’esistere. 
Domanda pazienza, richiede adattamento, educa al rispetto dei tempi e al senso dell’attesa. Camminare da pellegrini è abilitare la propria umanità allo spazio aperto, all’incontro senza troppe difese dell’altro; è un’immersione nella creazione per viverla come dono e per incontrarsi e riconciliarsi con Chi l’ha donato.
Lo spirito dell’uomo si affina con il suo incedere, perché attraverso i sensi accoglie nella propria anima luci, colori, geometrie, persone, storie, dialoghi, che diventeranno patrimonio del proprio mondo interiore. 
In questo senso il cammino del pellegrino non solo aiuta a incontrare se stessi, ma aiuta a riconoscere i contorni della propria identità, che si precisa in questa intima e profonda relazione con il creato, con i suoi abitatori e con il suo Creatore.

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