piccolo laboratorio di condivisione "mericiana" per persone che non hanno la presunzione di essere già arrivate...

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martedì 29 novembre 2011

Una proposta per riflettere sulla vita buona del Vangelo e della spiritualità mericiana



La vita cristiana, vissuta nella dimensione della carità secondo lo stile della comunione, va sostenuta con la preghiera quotidiana, la partecipazione ai sacramenti, la meditazione della Scrittura.
Periodicamente ha bisogno anche di momenti "forti" in cui la riflessione è più distesa,  accompagnata da un approfondimento qualificato, e confortato da una comunità - sia pure una comunità solitamente in diaspora - con cui si condividono percorsi e mete, progetti, stile di vita, carisma.
La Compagnia offre alle sue figlie questi momenti di sosta e di ristoro, programmati generalmente il primo giovedì e la prima domenica del mese.
I ritiri spirituali sono momenti che possono essere condivisi da chi vorrebbe conoscere più da vicino la Compagnia, fare amicizia, conoscere sant'Angela, oppure più concretamente approfittare di un'occasione per recuperare le necessarie energie spirituali.
Il sussidio  La vita buona del Vangelo preparato dalla diocesi, propone temi biblici, piste di approfondimento e di verifica individuale e comunitaria.
La porta è aperta per chi desidera condividere questi momenti di ricchezza e di gioia spirituale, per chi sente il bisogno di avere "una marcia in più" per permettere alla vita buona del vangelo di incarnarsi nella sua vita.


...ognuna sia sollecita all'orazione così mentale come vocale
Angela Merici, Regola, Capo V Dell'orazione

domenica 27 novembre 2011

Avvento: mettersi davvero in cammino

Don Marco Mori, responsabile dell'Ufficio oratori della Diocesi di Brescia, dal settimanale diocesano rivolge l'invito a costruire un presepe per camminare. Mi pare veramente originale l'approccio, che oltretutto calza a pennello anche con la consapevolezza, lo stile e l'intento del nostro blog. Lo propongo, secondo me è una bella prospettiva di "partenza" per un Avvento da vivere intensamente.
Camminare è un gesto quasi banale: lo facciamo quotidianamente, ripetitivamente, in automatico. Eppure, a pensarci bene, per camminare servono tante cose: dove appoggiarsi e insieme dove andare, una direzione accanto a un perchè, la voglia di scoprire e la capacità di tracciare una storia per non perdere il sentiero. Si potrebbe continuare: ma ciò basta per renderci conto di quante cose il gesto di un passo dopo l'altro pone nella nostra esistenza.L'uomo cammina: viator da sempre, con la strada nel cuore e nei muscoli. Tanto che quando uno è costretto a non farlo ci si chiede seriamente se è vita vera. Tanto che quando i popoli si fermano semplicemente si autodistruggono.

Il presepio è un posto di camminatori. Dio cammina da cielo verso l'uomo con il suo Figlio. Genti da paesi sconosciuti e distanti si mettono in cammino. Maria e Giuseppe mettono alla luce il loro primogenito nel momento in cui stanno camminando. I pastori sono avvisati di andare a vedere, di fare un pezzo di strada. Chi non cammina nel presepio in realtà non capisce e non vede: Erode nel suo palazzo, i sacerdoti nel loro Tempio, i saggi sui loro libri. Di più: cercano addirittura di distruggere le strade degli altri, Dio compreso.Non vogliono camminare e agiscono perchè nessun altro cammini: meglio tenersi il potere stabile, lo status-quo che assicura benessere e prestigio a chi lo sagestire. Chi vuole stare fermo non sopporta i cammini degli altri ed etichetta sempre i passi degli altri come reazionari e nemici.Ma questa tentazione non è solo di chi abita i Palazzi. E' incisa anche nel nostro cuore e spesso la scoltiamo e la assecondiamo. Il nostro, infatti, è un tempo in cui ci si sposta tanto ma si cammina poco: in realtà si vanno a cercare conferme più che a scoprire cose e volti nuovi.E' vero: si viaggia tanto, ma spesso tutto è già deciso e pianificato, finanche al minuto secondo. Raramente ci lasciamo cambiare dal camminare; preferiamo avere tutto sotto controllo per ragioni di sicurezza.Mi piacerebbe vedere gente in cammino nei nostri presepi: non importa quale sia la distanza dal Bambino, l'importante è tenere vivo il desiderio di avvicinarsi, fare la strada insieme, accorgersi di non essere soli. Ecco: costruiamo un presepio per camminare, non per stare comodi.Il tempo che abitiamo ha bisogno di cambiamenti: culturali, politici, spirituali.Spesso chiediamo agli altri di cambiare, pensando che a noi non tocchi nessuna parte e che non ci sia nessuna nostra personale responsabilità: che cambi l'economia o la politica o la religione! Invece il presepio ci ricorda questa legge fondamentale: comincia a camminare tu, partendo da casa tua, dentro la tua situazione. Vedrai il Signore. Incontrerai gli altri. Scoprirai te stesso.Ci vuole coraggio, anche quest'anno, per fare il presepio....Ma sarebbe un problema non farlo perchè non c'è proprio bisogno di gente ferma.(da La Voce del Popolo n. 45-2011)
... si muovano e si incoraggino al vivere virtuoso
Angela Merici, Sesto Ricordo




giovedì 24 novembre 2011

25 novembre, memoria di Santa Caterina d'Alessandria

Lo sposalizio mistico che caratterizza la di Santa Caterina d'Alessandria assume una particolare valenza simbolica per le figlie di s. Angela (e tutte le orsoline) che fin dagli inizi hanno definito la Compagnia come Compagnia delle spose di Giesù.
La ricca simbologia racchiusa nella tela attribuita a Girolamo Romanino, qui proposta, costituisce una sorta di manifesto della Compagnia di Sant'Orsola, con santa Caterina inginocchiata al centro che riceve l'anello sponsale da Gesù Bambino, proteso sulle ginocchia di Maria.
A sinistra, in una sorta di penombra illuminata solo da una fonte di luce lontana come di braci, vi è san Lorenzo, chiara allusione al vicario generale che approvò la Regola, in luogo del cardinal Francesco Cornaro quasi sempre assente dalla diocesi bresciana.
In posizione leggermente arretrata, sulla destra, vi sono sant'Angela con la veste di terziaria francescana e sant'Orsola che stringendo il vessillo, sembra quasi indicare ad Angela la nuova via da intraprendere.

Significativamente Angela Merici fonda la sua 'Compagnia di S. Orsola' proprio il giorno di Santa Caterina di Alessandria, il 25 novembre 1535. Oggi è giorno di festa per la Compagnia di Brescia e per tutte le Compagnie sparse nel mondo che idealmente festeggiano insieme  la ricorrenza dell'anniversario di fondazione.


Contemplando il dipinto del Romanino vogliamo anche noi lasciarci, come s. Angela,
afferrare da questa relazione profonda di un Dio amore, vogliamo anche noi ascoltare il sussurro: Tu sei la sposa ... e osiamo anche noi ripetere: Tu sei l'Amatore... (da "Angela Merici legge il Cantico dei Cantici", a cura di Caterina Dalmasso, 2006)

Essendo voi state così elette ad essere vere ed intatte spose del Figliuol di Dio
Angela Merici, Regola, Prologo

martedì 22 novembre 2011

La prima generazione incredula

E' il titolo di un libro edito da Rubettino e scritto da don Armando Matteo (assistente ecclesiastico nazionale della FUCI). Il sottotitolo Il difficile rapporto tra i giovani e la fede, indica il contenuto analizzato dall'autore.
Ho trovato particolarmente interessante questo libro e lo rilancio come importante strumento di analisi e di  di riflessione sulla situazione delle giovani generazioni. Particolarmente acuto e graffiante l'esame delle problematiche culturali (imprescindibili poiché rappresentano la mediazione possibile della fede), l'analisi dell'evoluzione dell'ordine concettuale che ha radicalmente modificato il corso e il pensiero della civiltà occidentale di questi ultimi due secoli, sottraendo dal vissuto delle persone e dalle coscienze le parole-chiave che sono cadute in disuso: eternità, verità, sostanza, sacrificio, autorità.
Altrettanto schietta l'offerta di alcune indicazioni concrete  per un agire ecclesiale capace di prendersi efficacemente cura della prima generazione incredula dell'Occidente. Non azzardo a fare un elenco, sarebbe riduttivo e non renderei ragione della credibilità delle proposte.
Nella recensione del libro (presentato da Giandomenico Mucci sj, come tutto nervi e succo. Consigliato vivamente ai parroci e agli operatori pastorali) è evidenziato che:
Il libro sottolinea l'inedito che il modo di vivere e di credere/non credre dei giovani manifesta. Individua così al fondo del loro cuore la ferita di un grido di speranza, in mezzo a una società che ama più la giovinezza che i giovani.E' da questo grido che bisogna ripartire. Pe il loro futuro, per il futuro della società, per il futuro della Chiesa 
Penso di poter aggiungere: per il futuro delle associazioni, movimenti ecclesiali, ed a maggior ragione, per il futuro della vita consacrata.

(Il libro è stato presentato il 15 settembre 2011, in dialogo con l'autore, nell'ambito della settimana che la Diocesi di Brescia ha dedicato all'inizio dell'anno pastorale, con l'intento di offrire temi e proposte per "Interpretare i segni dei tempi)


state tutte attente, con cuore grande e pieno di desiderio

Angela Merici, Regola, Prologo

domenica 20 novembre 2011

Mostrati, Signore

A tutti i cercatori del tuo volto
mostrati, Signore;
a tutti i pellegrini dell'assoluto, 
vieni incontro, Signore;
con quanti si mettono in cammino
e non sanno dove andare
cammina, Signore;
affiancati e cammina con tutti i disperati
sulle strade di Emmaus;
e non offenderti se essi non sanno
che sei tu ad andare con loro,
tu che li rendi inquieti
e incendi i loro cuori;
non sanno che ti portano dentro:
con loro fermati poichè si fa sera
e la notte è buia e lunga, Signore.


DAVID MARIA TUROLDO




e a questo c'invita chiarissimamente .... la vita di Gesù Cristo, unica via al cielo.
Angela Merici, Regola, Capo IV Del digiuno

venerdì 18 novembre 2011

Ecco come si ama!

In questo scritto che Elisabetta Girelli rivolge ad una figlia di s. Angela si ritrova, a mio parere, un bell'esempio di discernimento e di accompagnamento spirituale. Pur con un linguaggio che risente del secolo ormai passato, il messaggio ci giunge intatto, valido e accorato anche per l'oggi.

Quanto alla fantasia, se qualche volta ti trasporta in un campo di santità un po' ambiziosa contentati di disprezzarla (come già vedo che fai) e non credere di far sempre peccato; poichè il peccato potrebbe essere solo quando tu ammettessi la dilettazione ed il consenso ai pensieri di vanità.
Ma non è il tuo caso, poiché dici tu stessa che nell'atto stesso che la mente va dietro a cotesti sogni, la volontà disprezza come pazzie, ed è intimamente convinta della propria insufficienza. Lascia dunque, ti dirò con Santa Teresa, che la fantasia (ch'ella soleva chiamare la pazza di casa) faccia le sue pazzie e tu ripeti con un'altra Santa: la mia mente ed il mio cuore siano rassodati e confermati in Gesù Cristo! Rassodati e confermati nella sua umiltà, nella sua carità, nella sua pazienza, nel suo spirito di sacrificio: così si lavora sul solido e non v'è pericolo che la fantasia ci porti fuori di strada.
Del resto, per dirti proprio tutto il mio pensiero, io crederei di vedere un fondo buono anche in cotesto ideale di carità che nella tua attuale posizione ti pare un sogno ambizioso.
Cioè vedo un'inclinazione e forse un principio di vera vocazione alle opere di carità; e perciò devo aggiungere di non disprezzarlo affatto.
Solo per togliere il pericolo della superbia ti esorto a vagheggiare questo bel sogno non già dal lato glorioso e splendido con cui vorrebbe dipingertelo il demonio, ma dal lato duro, umiliante penoso con cui l'esercizio della carità fu insegnato e praticato da Gesù Cristo.
Ai piedi del Crocefisso medita queste grandi parole: ECCO COME SI AMA!
E rendi sicuri i miei affetti e i miei sensi, così che non deviino né a destra né a sinistra
nè mi distolgano dal luminosissimo tuo volto, che fa contento ogni cuore
Angela Merici, Regola, Capo V Dell'orazione




domenica 13 novembre 2011

Creatività e "genio" innovatore (un commento a Mt 25,14-30)

Vorrei avere la voce di un grande cantante per animare la comunità e proclamare il vangelo. Sicuramente ho altre qualità, ma come vorrei poter cantare!
Mentre penso a quello che non ho, non mi accorgo dei doni che possiedo e non li faccio fruttificare.
Questo modo di comportarsi è simile a quello del servo ingrato della parabola dei talenti (Mt 25,26-27). Ricevette un talento dal suo signore e lo seppellì, perdendo, alla fine, quel poco che aveva.
Dio ci ha dato tanti talenti o abilità. La creatività si serve delle nostre energie per costruire e mantenere una comunità forte, piena di vita e vibrante, perchè il nostro mondo sia migliore di quello che abbiamo ricevuto.
Nella storia del pensiero europeo, i talenti e la creatività sono stati espressi anche con la categoria del "genio", termine che deriva dal latino ingenium, che indica facoltà intellettive innate di inventiva, di acutezza, di immaginazione produttiva, ma anche tratti estetici e morali di entusiasmo, di originalità, di umorismo, di ironia, di carattere.
Il genio va oltre lo spirito di imitazione, perchè innova, scopre, inventa.
Senza soffermarci sui logori stereotipi culturali che vedono la correlazione quasi automatica tra "genio" e "sregolatezza" (o follia) si riscontrano nella vita diverse genialità: genio poetico, genio scientifico, genio filosofico, ma anche genio di una nazione, di un popolo, di una civiltà.
In tal senso ciascun uomo contribuisce a formare la genialità del suo mondo-ambiente.
Non ignorare o sottovalutare i doni che Dio ti ha fatto per desiderare quelli che non possiedi. Sii grato a Lui perchè ti ha benedetto concedendoti ciò di cui hai davvero bisogno e usa bene di questi talenti per creare un mondo migliore.
tratto da LA BIBBIA, ed. Ancora 2008, pag. 1236
Allarga i tuoi orizzonti

Fate, muovetevi, credete, sforzatevi, sperate, gridate a Lui col vostro cuore, e senza dubbio vederete cose mirabili
Angela Merici, Ricordi, Prologo

martedì 8 novembre 2011

La cosa più importante che si può imparare in questa vita

Il commento al post che ricorda Etty Hillesum, mi riporta a riaccostare alcuni testi brevi, ma di straordinaria intensità, che rivelano i miracoli interiori avvenuti in lei.
Annota
Bisognerà pure che qualcuno sopravviva per testimoniare che in un tempo come il nostro, Dio era vivo. E perchè non sarò io quel testimone? (P. Lebeau, Etty Hillesum, L'itinerario spirituale, pag. 22) 
Dobbiamo tenerci in contatto col mondo attuale e dobbiamo trovarci un posto in questa realtà, non si può vivere solo con realtà eterne.... Vivere pienamente, verso l'esterno come verso l'interno, non sacrificare nulla della realtà esterna a beneficio di quella interna, e viceversa: considero tutto ciò come un gran bel compito 
Nonostante le brutte notizie  che la circondano, si esprime così
Eppure non riesco a trovare assurda la vita. E Dio non è nemmeno responsabile verso di noi per le assurdità che noi stessi comemttiamo: i responsabili siamo noi! Sono già morta mille volte in mille campi di concentramento. So tutto quanto e non mi preoccupo più per le notizie future: in un modo o nell'altro, so già tutto. Eppure trovo questa vita bella e ricca di significato. Ogni minuto. (Ibid, p. 23)
Riguardo alle umiliazioni quotidiane inflitte, afferma
... Possono renderci la vita un po' spiacevole, possono privarci di qualche bene materiale o di un po' di libertà di movimento, ma siamo noi stessi a privarci delle nostre forze migliori con il nostro atteggiamento sbagliato, col nostro sentirci perseguitati, umiliati e oppressi, col nostro odio e la millanteria che maschera la paura. Certo che ogni tanto si può essere tristi e abbattuti per quel che ci fanno, è umano e comprensibile che sia così. E tuttavia: siamo soprattutto noi stessi a derubarci da soli. Trovo bella la vita e mi sento libera. I cieli si stendono dentro di me come sopra di me. Credo in Dio e negli uomini e oso dirlo senza falso pudore. La vita è difficile, ma non è grave. Dobbiamo cominciare a prendere sul serio il nostro lato serio, il  resto verrà da sé: e "lavorare a se stessi" non è proprio una forma di individualismo malaticcio. Una pace futura potrà essere veramente tale solo se prima sarà trovata da ognuno in se stesso - se ogni uomo si sarà liberato dall'odio contro il prossimo, di qualunque razza o popolo, se avrà superato quest'odio e l'avrà trasformato in qualcosa di diverso, forse alla lunga in amore se non è chiedere troppo -. E' l'unica soluzione possibile..... Sono una persona felice e lodo questa vita, la lodo proprio, nell'anno del Signore 1942, l'ennesimo anno di guerra.  (pag. 24)
Pochi giorni prima di essere deportata scrive ad un'amica
A volte, quando me ne sto in un angolino del campo, i miei piedi piantati sulla tua terra, i miei occhi rivolti al cielo, le lacrime mi scorrono sulla faccia, lacrime che sgorgano da una profonda emozione e riconoscenza. Anche di sera, quando sono coricata nel mio letto e riposo in te, mio Dio, lacrime di riconoscenza mi scorrono sulla faccia e questa è la mia preghiera. Sono molto, molto stanca già da diversi giorni, ma anche tutto questo passerà, TUTTO AVVIENE SECONDO UN RITMO PIU' PROFONDO CHE SI DOVREBBE INSEGNARE AD ASCOLTARE, E' LA COSA PIU' IMPORTANTE CHE SI PUO' IMPARARE IN QUESTA VITA .

non solo supereremo facilmente tutti i pericoli e le avversità, ma li vinceremo anche con grande gloria e gaudio nostro.
Angela Merici, Regola, Prologo

venerdì 4 novembre 2011

San Carlo Borromeo e la Compagnia di S. Orsola di Brescia

San Carlo Borromeo in preghiera
Chiari (Bs), oratorio di Sant'Orsola
Oggi, 4 novembre,  la liturgia ci invita a far memoria di San Carlo Borromeo, vescovo. La Compagnia di S. Angela di Brescia celebra come propria questa memoria, per il particolare legame che la unisce al grande vescovo riformatore. 
La visita  che san Carlo ha attuato nel 1580 ha rappresentato per la Compagnia una formidabile occasione per dare forma stabile alle modalità organizzative che essa aveva introdotte nel proprio ordinamento dopo la morte di s. Angela; il riconoscimento attuato dal cardinale di santa Pressede  ha consentito alla Compagnia di recuperare credibilità sociale e di ripartire con rinnovato slancio e vigore nella via tracciata dalla Fondatrice. 
Per un approfondimento, ascolta l'interessante comunicazione del prof. Gianpietro Belotti al Centro Mericiano nella giornata del 17 maggio 2008. Segnalo anche lo studio Il destino storico di una Compagnia: la custodia e la difesa del carisma pubblicato su Voce Documenti n. 19.



"E se secondo i tempi e i bisogni, accadesse di dar nuove ordini, o di fare diversamente qualche cosa, fatelo prudentemente e con buon giudizio."
Angela Merici, Testamento, Legato undicesimo

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