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domenica 27 novembre 2011

Avvento: mettersi davvero in cammino

Don Marco Mori, responsabile dell'Ufficio oratori della Diocesi di Brescia, dal settimanale diocesano rivolge l'invito a costruire un presepe per camminare. Mi pare veramente originale l'approccio, che oltretutto calza a pennello anche con la consapevolezza, lo stile e l'intento del nostro blog. Lo propongo, secondo me è una bella prospettiva di "partenza" per un Avvento da vivere intensamente.
Camminare è un gesto quasi banale: lo facciamo quotidianamente, ripetitivamente, in automatico. Eppure, a pensarci bene, per camminare servono tante cose: dove appoggiarsi e insieme dove andare, una direzione accanto a un perchè, la voglia di scoprire e la capacità di tracciare una storia per non perdere il sentiero. Si potrebbe continuare: ma ciò basta per renderci conto di quante cose il gesto di un passo dopo l'altro pone nella nostra esistenza.L'uomo cammina: viator da sempre, con la strada nel cuore e nei muscoli. Tanto che quando uno è costretto a non farlo ci si chiede seriamente se è vita vera. Tanto che quando i popoli si fermano semplicemente si autodistruggono.

Il presepio è un posto di camminatori. Dio cammina da cielo verso l'uomo con il suo Figlio. Genti da paesi sconosciuti e distanti si mettono in cammino. Maria e Giuseppe mettono alla luce il loro primogenito nel momento in cui stanno camminando. I pastori sono avvisati di andare a vedere, di fare un pezzo di strada. Chi non cammina nel presepio in realtà non capisce e non vede: Erode nel suo palazzo, i sacerdoti nel loro Tempio, i saggi sui loro libri. Di più: cercano addirittura di distruggere le strade degli altri, Dio compreso.Non vogliono camminare e agiscono perchè nessun altro cammini: meglio tenersi il potere stabile, lo status-quo che assicura benessere e prestigio a chi lo sagestire. Chi vuole stare fermo non sopporta i cammini degli altri ed etichetta sempre i passi degli altri come reazionari e nemici.Ma questa tentazione non è solo di chi abita i Palazzi. E' incisa anche nel nostro cuore e spesso la scoltiamo e la assecondiamo. Il nostro, infatti, è un tempo in cui ci si sposta tanto ma si cammina poco: in realtà si vanno a cercare conferme più che a scoprire cose e volti nuovi.E' vero: si viaggia tanto, ma spesso tutto è già deciso e pianificato, finanche al minuto secondo. Raramente ci lasciamo cambiare dal camminare; preferiamo avere tutto sotto controllo per ragioni di sicurezza.Mi piacerebbe vedere gente in cammino nei nostri presepi: non importa quale sia la distanza dal Bambino, l'importante è tenere vivo il desiderio di avvicinarsi, fare la strada insieme, accorgersi di non essere soli. Ecco: costruiamo un presepio per camminare, non per stare comodi.Il tempo che abitiamo ha bisogno di cambiamenti: culturali, politici, spirituali.Spesso chiediamo agli altri di cambiare, pensando che a noi non tocchi nessuna parte e che non ci sia nessuna nostra personale responsabilità: che cambi l'economia o la politica o la religione! Invece il presepio ci ricorda questa legge fondamentale: comincia a camminare tu, partendo da casa tua, dentro la tua situazione. Vedrai il Signore. Incontrerai gli altri. Scoprirai te stesso.Ci vuole coraggio, anche quest'anno, per fare il presepio....Ma sarebbe un problema non farlo perchè non c'è proprio bisogno di gente ferma.(da La Voce del Popolo n. 45-2011)
... si muovano e si incoraggino al vivere virtuoso
Angela Merici, Sesto Ricordo




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